Forse parlare di fiori in primavera non ci aiuterà a vincere il Pulitzer, ma non possiamo essere indifferenti al fatto che, in tempi di orrori e di terrori, di integralismi e rigidità, l’amore che va all’altare scoppia di salute. La sposa, icona della purezza e della speranza nel futuro, si fa portatrice di romanticismo esasperato e si avvolge in nuvole di fiori.

Ogni passerella ne ha proposti di propri, senza trascurare l’universale messaggio e virtù che ogni fiore possiede. Questa stagione, gli stilisti, come sapienti botanici hanno immerso le loro creazioni in bouquet che richiamano i lussureggianti giardini di Versailles e quegli zen Giapponesi.

Romona Keveza ha “imbrattato” i suoi tulle e le sue sfarzose sete con romantici graffiti floreali, non ci è sfuggito il riferimento alle peonie e ai fiori di pesco. Entrambi sono carichi di energia e simbologia. La peonia, o rosa senza spine, si ritiene sia un forte catalizzatore energetico capace di influenzare positivamente l’uomo e la donna nel vivere insieme in armonia. Il poeta Yosa Buson le ha dedicato tantissimi dei suoi Haiku, il più celebre: “Chirite nochi omokage ni tatsu \ Botan kana \ Caduto il fiore resiste l’immagine \della peonia”. L’altro riferimento floreale della stilista canadese sono i fiori di pesco, di cui è curioso sapere che, nella contemporaneità è uno dei fiori più tatuati per simboleggiare la famiglia, perché i suoi rami, che producono fiori ancor prima che foglie, portano stretti gli uni agli altri i fiorellini acerbi, i bambini, quegli aperti, gli adulti e quegli ormai esplosi, gli anziani.

Il ceratostigma (in copertina) è invece l’esaltazione di blu sul vestito in seta mikado. Questo fiorellino ha di brutto davvero solo il nome, giunto in Europa dalle alte vette dell’Himalaya porta con se la spiritualità tibetana e si dice rafforzi l’autostima e la voce interiore.

Il blu ha affascinato anche il duo di designer australiani Tamara Ralph e Michael Russo che ha decorato in maniera nipponica gli abiti della propria collezione. Il decorativismo della loro collezione gira intorno alla Nemophila, un delicatissimo fiore primaverile che ha reso famoso l’Hitachi Seaside Park in Giappone per le sue distese di blu che nulla hanno da invidiare ai colori delle profondità marine.

Karl Lagerfeld non è certo l’icona del romanticismo, eppure anche lui, sulle passerelle Chanel, ha vestito la sposa di minuscoli fiorellini che sembrano spuntare dal ghiaccio di forme rigide e volumi da pret à porter. Il bomberino nuziale è ricoperto di bucaneve, appunto, fiore portatore di coraggio e ottimismo nell’annunciare l’arrivo della primavera osando sciogliere per primo il gelo invernale.

L’omaggio alla donna di Giambattista Valli, è esplicito e totalizzante. Alla classica e sempre decorativa rosa, associa un birichino ramoscello di mimosa che, se per certi versi rappresenta l’innocenza e il pudore della donna, come contropartita ne manifesta anche la libertà e l’autonomia, perfetto, quindi su un abito nuziale corto.

La sfilata termina con un’estasi di tulle rosa, fortissimo rimando a certi bozzetti del più famoso illustratore del ‘900 italiano, Renè Gruau, ma soprattutto metamorfosi di donna che si fa fiore anch’essa.

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